Secondo un articolo de La Repubblica l’imminente Vinitaly sancirà un nuovo trend di settore: il vino dealcolato
Sarà la possibilità di aprirsi a nuovi mercati internazionali, o forse solo il nuovo codice della strada italiana, fatto sta che secondo il Venerdì di Repubblica uscito qualche giorno fa i vini dealcolati stanno per sbarcare al Vinitaly, la più grande fiera del settore vinicolo in Italia. Da quest’anno, infatti, anche in Italia si possono produrre vini con una percentuale di alcol non superiore allo 0,5 per cento, grazie all’ok che il ministero dell’Agricoltura ha dato lo scorso 18 dicembre.
E come fanno i produttori a essere già pronti per la fiera di inizio aprile? Semplice: avevano annusato l’aria e anticipato i tempi organizzandosi all’estero. Grandi aziende hanno infatti portato oltre confine partite di vini tradizionali per sottoporli a “dealcolazione”, procedura che avviene con macchine speciali la cui vendita è in costante crescita.
E come si dealcola un vino? Le procedure indicate dal regolamento Ue 2021/2117 sono di tre tipi:
1. evaporazione sottovuoto
2. distillazione sottovuoto
3. diverse tecniche che prevedono l’uso di membrane, tra cui l’osmosi inversa, la nanofiltrazione, la dialisi, la pervaporazione.
Nel mirino dei produttori ci sarebbe la generazione Z, che si mostra molto interessata a bevande a basso contenuto etilico. Secondo un sondaggio Swg presentato allo scorso Vinitaly, quindi nel 2024, quindi svolto ancora prima, i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni sono i più attenti alla materia, ma c’è da tenere in considerazione anche tutti i consumatori che non bevono alcolici (circa un milione di persone) e i 14 milioni di consumatori di vino.
All’estero il consumo di questi vini è già in crescita ma gli esperti del settore scommettono che, sulla lunga distanza, resterà comunque un’abitudine di nicchia. Il motivo? Anche il prezzo, visto che produrli costa il 30% in più.
di Daniela Faggion