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3 Giugno 2021 | Innovazione

Abel, il robot adolescente creato a Pisa che capta le emozioni umane

Abel è un progetto di robotica sperimentale sviluppato dai ricercatori del Centro di Ricerca Enrico Piaggio dell’Università di Pisa in collaborazione con la Biomimic di Londra, i laboratori dove sono nati alcuni dei più famosi personaggi artificiali del cinema di Star Wars e Jurassic Park. Somiglia in tutto e per tutto ad un ragazzino di 12 anni. Il robot adolescente sa parlare, ragionare ed interpretare le emozioni degli esseri umani. L’idea degli sviluppatori è quello di utilizzare le sue capacità di ascolto con bambini e adolescenti con problemi comportamentali e con pazienti affetti da Alzheimer.                                                                             

Le potenzialità di Abel

Il robot adolescente ha perfettamente le sembianze di un ragazzino di 12 anni nonostante non sia fatto di carne e ossa. Il suo volto è sorprendentemente simile a quello di un suo coetaneo. L’espressione e il modo di interagire sono quasi perfettamente identici a quelli di un umano. Abel è un progetto figlio dell’ animatronica, la disciplina che crea pupazzi meccatronici sempre più sofisticati e realistici che spesso incontriamo nei grandi parchi divertimento a tema. La nascita di Abel però ha uno scopo molto più profondo del semplice intrattenimento. Il robottino è dotato di intelligenza artificiale e un sistema di algoritmi capaci di dargli una parvenza di intelletto ed empatia umane. “Simula il movimento e il comportamento umano – spiega Lorenzo Cominelli, ricercatore del Centro di Piaggio dell’ateneo pisano – ed è capace di percepire ciò che lo circonda”.

Il progetto è il risultato di un mix tra robotica sociale e affective computing, il ramo della ricerca che tenta di dare alle macchine un aspetto e un comportamento più umano possibile. Abel ha una serie di sensori in grado di rilevare lo stato emozionale del soggetto con il quale interagisce, monitorando parametri fisiologici come il battito cardiaco, la frequenza respiratoria e la sudorazione della pelle. I dati vengono poi elaborati da algoritmi che suggeriscono al robot l’atteggiamento da assumere a seconda di chi ha davanti.

Una delle prime sfide del progetto sarà osservare il comportamento del robot con un gruppo di adolescenti con propensione all’aggressività. Il passo successivo sperimenterà un’interazione con pazienti affetti da Alzheimer per cercare di risvegliare le abilità cognitive ed emozionali perdute, suggerendo in base alle risposte i trattamenti più efficaci da seguire per la cura del paziente.

 

 

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di Serena Campione

robot-adolescente

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