Per ridurre l’inquinamento sia su terra sia nel mare, l’Unione europea e l’Italia incentivano la riduzione della produzione di imballaggi di plastica per favorire il riciclo ecosostenibile. Gli esempi virtuosi di due realtà, Nieddittas e MEDSEA.
Secondo un’indagine di PlasticsEurope, nel 2019 l’Europa ha prodotto 58 milioni di tonnellate di plastica: un valore alto, pari al 16% della produzione globale, ma in calo del 3% rispetto al 2018.
Da anni la produzione di plastica è una questione centrale nel dibattito sulla tutela ambientale. Si tratta di un materiale riconosciuto come dannoso, sia per la salute dell’uomo sia per l’intero ecosistema di terra e di mare. Infatti, i rifiuti plastici vengono smaltiti in frazioni microscopiche, le microplastiche, micro-particelle di dimensioni inferiori ai 5 mm. Queste sono ampiamente diffuse nei mari ed entrano nella catena alimentare degli animali.
La maggiore consapevolezza dei rischi legati a tale produzione ha spinto negli anni l’Unione europea ad agire. Da un lato, per limitare la fabbricazione di oggetti di plastica, specialmente di quella usa e getta. Dall’altro, per incentivare il riciclo e il riutilizzo di questo materiale. La plastica viene utilizzata principalmente per il packaging che in Europa rappresenta il 40% della produzione totale: il 94% dei rifiuti urbani è costituito da imballaggi di plastica.
A livello europeo nel 2018 è stato promosso il pacchetto sull’economia circolare attraverso il quale si stabiliscono obiettivi molto ambiziosi per il riciclaggio e il riutilizzo di diversi materiali. Tra i vari target proposti dal piano, uno prevede di conseguire il riciclo del 50% degli imballaggi di plastica entro il 2025 e del 55% entro il 2030. A livello nazionale, il nostro paese ha recepito le direttive Ue incluse nel pacchetto sull’economia circolare, attraverso il decreto legislativo 116/2020.
Tuttavia, dai dati Ispra pubblicati nel rapporto 2020 sui rifiuti urbani, si nota come la fabbricazione di imballaggi di plastica dal 2015 non sia stata ridotta, anzi è aumentata dell’8,7%. In particolare, nel 2019 sono state prodotte 2.315 migliaia di tonnellate di involucri di plastica, pari a 186,5 migliaia di tonnellate in più rispetto al 2015.
Nonostante questi dati allarmanti, esistono esempi virtuosi di iniziative che favoriscono la conoscenza e la valorizzazione degli ecosistemi marino-costieri del Mediterraneo, in particolare del Golfo di Oristano. Si tratta dei progetti messi in campo da Nieddittas, la più importante realtà sarda nel settore della mitilicoltura e della pesca, che da sempre è protagonista di azioni di miglioramento ambientale, di tutela della biodiversità e di promozione del territorio; e di MEDSEA, istituzione no profit che promuove la tutela e lo sviluppo sostenibile degli ecosistemi marini e costieri e la protezione del patrimonio culturale del Mediterraneo. In particolare, MEDSEA coordina progetti e iniziative tra cui Maristanis, finanziato dalla fondazione MAVA, sulla gestione integrata di sei zone umide di importanza internazionale nel Golfo di Oristano e nella Penisola del Sinis e PlasticFreeMed, progetto di sensibilizzazione sul tema della plastica nel Mediterraneo, come partner locale dell’organizzazione statunitense Parley for the Oceans.
Le attività che Nieddittas e MEDSEA stanno portando avanti sono relative alla riduzione dell’inquinamento da plastica e attività nell’ambito del progetto Maristanis. Con le prime si pone attenzione all’inquinamento in mare causato dalla plastica per individuare soluzioni sostenibili per sostituire questo materiale nelle attività di allevamento a mare della mitilicoltura con altri materiali biodegradabili; all’organizzazione di attività di raccolta della plastica per assicurare la pulizia costante dei fondali dove ci sono gli allevamenti. Per Maristanis le azioni consistono nel riutilizzo dei gusci dei mitili per la costruzione di isolotti artificiali per favorire l’insediamento e la nidificazione di alcune specie di uccelli; e promuovere la gestione di siti naturalistici come modelli di aree protette fruibili per l’educazione territoriale e l’ecoturismo.
Recentemente Nieddittas ha anche adottato un packaging green e sostenibile con una retina e un’etichetta completamente biodegradabili e compostabili. Sempre in collaborazione con MEDESEA, ha avviato un progetto di economia circolare con l’obiettivo di ideare e progettare soluzioni di ecodesign attraverso il recupero e riuso di materiali di scarto della mitilicoltura e di rifiuti potenzialmente impattanti per gli ecosistemi marino-costieri, come ad esempio la retina utilizzata per l’allevamento delle cozze, reti da pesca e cordami.
Complessivamente, sempre secondo Ispra, nel 2019 sono state riciclate e recuperate 2.082 migliaia di tonnellate di involucri di plastica. In particolare, il 51% è stato riciclato mentre il 49% è stato convertito in energia. Mentre nel 2015 venivano riutilizzate 335,9 migliaia di tonnellate in meno, per un totale di 1.746,1. Di questo il 50% sono state riciclate e il 50% recuperate, percentuali molto vicine a quelle del 2019.
Nel complesso, in Italia la quota di imballaggi di plastica riciclati o riutilizzati è in aumento. Segnale di una maggiore diffusione di questa buona pratica negli anni. Infatti, nel 2019 il 45,5% degli imballaggi di plastica è stato riciclato. Una quota superiore di 1,3 punti percentuali rispetto a quella dell’anno precedente (44,2% nel 2018).
Tuttavia l’obiettivo Ue per il 2025 (riciclare il 50% degli imballaggi di plastica) è ancora lontano per il nostro paese di 4,4 punti percentuali. Una distanza che sottolinea l’importanza di continuare a fare passi avanti per promuovere un sempre maggiore ricorso alla pratica del riciclo e del recupero di plastica.
di Elena Arfani