Lo sottolinea il Global risk report 2025 del World economic forum da cui emerge come il fenomeno sia accresciuto dallo sviluppo dell’AI. Solo il 40% degli intervistati dice di fidarsi della maggior parte delle notizie.
Secondo le previsioni del Global risk report 2025 realizzato dal World economic forum (Wef), il rischio globale più grave nei prossimi due anni sarà la disinformazione e la misinformazione, intesa come la diffusione di notizie false senza l’esplicita intenzione di ingannare. Per il secondo anno consecutivo la disinformazione viene indicata come il principale rischio globale nel breve e medio termine. Se si considera un arco di tempo di dieci anni, il rischio di fake news scende al quinto posto, ma resta il più elevato non riguardante il clima.
La ventesima edizione del report del Wef
Giunto alla ventesima edizione, il report analizza in modo approfondito le principali minacce che il mondo si troverà ad affrontare da qui al 2027. Si basa sul Global risks perception survey (Grps) che raccoglie le opinioni di oltre 900 esperti di tutto il mondo.
Nel caso specifico della disinformazione, gli intervistati hanno espresso la convinzione che le pratiche che favoriscono la diffusione di fake news e informazioni fuorvianti saranno sempre più frequenti. Questo fenomeno amplificherebbe le distanze sociali e quelle tra politici.
Secondo il Wef, diversi Paesi europei hanno classificato la disinformazione come uno dei cinque principali rischi fino al 2027. Tra questi figurano Repubblica Ceca, Germania, Irlanda, Paesi Bassi e Svezia. Anche altri Paesi europei, come Francia, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna e Regno Unito, la classificano tra i primi dieci.
Il ruolo dell’AI
Uno dei fattori chiave dietro la diffusione della disinformazione è l’avvento dell’intelligenza artificiale generativa. Strumenti avanzati di AI permettono oggi di creare contenuti falsi con una qualità e una velocità senza precedenti: immagini, video, testi e persino intere conversazioni possono essere generati automaticamente e diffusi in rete con estrema facilità. Questo rende più difficile individuare le falsità e alimenta un ciclo di sfiducia che mina la credibilità delle tradizionali fonti di informazione, dai media ai governi. Solo il 40% degli intervistati in 47 Paesi afferma di fidarsi della maggior parte delle notizie.
Allo stato attuale, la disinformazione figura al quarto posto tra i rischi globali per il 7% degli interpellati, dopo altre minacce: il conflitto armato tra Stati (23%), gli eventi meteorologici estremi (14%) – considerato il rischio maggiore nell’orizzonte temporale di 10 anni -, il confronto geoeconomico (8%).
Soluzioni per il futuro
Quali le aree di intervento per contrastare la disinformazione? Il Wef ne individua tre: l’alfabetizzazione digitale dei cittadini; la trasparenza algoritmi da parte delle piattaforme digitali che dovrebbero implementare etichette che distinguano i contenuti generati dall’AI rispetto a quelli umani e sviluppare strumenti di verifica che permettano di risalire alla fonte delle informazioni. Infine, la regolamentazione dell’uso dell’AI.
Il report completo è disponibile qui.
Valentina Colombo

Foto World Economic Forum