Pene più severe per chi diffonde fake news che si rivelano efficaci visto che oltre 2 milioni di italiani credono ci sia una relazione tra Covid e 5G e il 38% che il virus sia stato creato intenzionalmente. E’ la fotografia di una Italia confusa quella che esce dal primo rapporto su disinformazione e fake news di Ital Communications e Censis.
Il 99,4% della popolazione nazionale adulta ha cercato informazioni sulla pandemia online: un dato mai registrato prima. L’anno appena trascorso rappresenta un caso esemplare di come un evento improvviso e sconosciuto possa diventare oggetto di cattiva comunicazione, arrivando a generare tonnellate di fake news e disinformazione.
Secondo i dati raccolti nel Primo Rapporto Ital Communications e Censis su Disinformazione e fake news, durante la pandemia per il 49,7% degli italiani la comunicazione dei media sull’emergenza sanitaria è stata confusa. Per il 39,5% ansiogena, per il 34,7% eccessiva. Solo il 13,9% sostiene che sia stata equilibrata. L’indagine riporta che 29 milioni di italiani durate la pandemia sono stati vittime di notizie successivamente riconosciute come false o sbagliate. Ben 6,2 milioni di persone credono che il vaccino sia obbligatorio, 5 milioni che i bambini non si possano ammalare di Covid e 2,3 milioni che ci sia una correlazione tra il 5G e il coronavirus.
Il caos informativo generato dalla pandemia ha colto impreparati anche i media tradizionali, nazionali e internazionali, che hanno fatto fatica a districarsi tra l’improvvisa moltiplicazione della domanda, pareri discordanti tra virologi ed esperti e un susseguirsi di decisioni da parte delle autorità politiche.
L’elevata mole di informazioni generate ha travolto gli equilibri: diminuisce il divario tra chi ha accesso all’informazione digitale e chi no ma allo stesso tempo aumenta considerevolmente l’informational gap: la percentuale dei lettori in grado di distinguere le notizie veritiere da quelle false. Ne è una dimostrazione il fatto che ben il 38,6% degli italiani crede che il virus sia stato intenzionalmente creato in un laboratorio da cui poi è sfuggito, ma tra chi ha un’istruzione inferiore la percentuale sale al 49,2%.
Secondo l’indagine, il caos sui media generato dall’emergenza sanitaria ha messo in luce la necessità di interventi mirati ad arginare la proliferazione di notizie false e/o fuorvianti soprattutto sul web. Il 56,2% del campione concorda sia opportuno introdurre pene più severe per chi diffonde deliberatamente fake news e il 52,2% ritiene debba essere un obbligo per le piattaforme social rimuovere le notizie false. Per contrastare la diffusione della cattiva informazione l’indagine sostiene sia necessario procedere su più livelli: da una parte potenziare i sistemi di fact checking per la verifica delle notizie diffuse sui social e dall’altra diffondere campagne di educazione e sensibilizzazione sull’uso consapevole del web da parte di noi utenti.
—
di Serena Campione