Dopo tre mesi di consultazioni serrate con i rappresentanti dei media la questione è approdata in Parlamento ieri pomeriggio. A richiederla con urgenza lo stesso premier David Cameron che soltanto la notte prima era riuscito ad evitare la frattura definitiva con i liberaldemocratici che in materia si sono sempre sempre schierati a fianco delle vittime della cattiva stampa assieme ai laburisti. Cameron ha procrastinato la discussione sull’autoregolamentazione della stampa fino a quando ha potuto, ma dopo più di un anno l’eco dello scandalo delle intercettazioni illegali che hanno condotto alla chiusura del settimanale News of the World risuona ancora. E i giornalisti di News Corporation, il gruppo che fa capo a Rupert Murdoch, continuano a venir arrestati, indagati, condannati. Quando il caso era scoppiato Cameron aveva assicurato alle migliaia di vittime delle intercettazioni che avrebbero avuto giustizia e che le regole sulla libertà di stampa sarebbero state riviste. La Gran Bretagna vanta una delle regolamentazioni più antiche e più libere del mondo e i suoi giornalisti si sono sempre ritenuti liberi di bacchettare chiunque, si trattasse della Regina o del Primo Ministro. Chi si ritiene calunniato o offeso può reagire legalmente, ma è molto raro che i politici lo facciano. Lo scandalo Murdoch, che ha evidenziato il comportamento illegale e inappropriato di un intero gruppo editoriale e poi in seguito anche di altri tabloid, ha reso più facile la proposta di alcuni partiti secondo i quali i media andrebbero in qualche modo controllati dalla politica. In che modo ancora non è chiaro, ieri nell’acceso dibattito alla Camera le argomentazioni sono rimaste generiche, ma all’orizzonte si profila una svolta che potrebbe avere ripercussioni fortissime anche nel panorama internazionale dell’informazione.
La stampa inglese ha bisogno di regole

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