L’ITALIA SENZA INNOVAZIONE

Dal Rapporto Assinform 2006 emerge che gli investimenti per l’It sono scesi dello 0,6% e il settore nel 2005 è in rosso di 718 miliardiL’Italia non produce innovazione, compra e applica quella prodotta da altri. E’ un grande importatore di tecnologie e servizi informatici, con scarsa presenza sui mercati internazionali, e soprattutto “non investe in Information Technology. Siamo agli ultimi posti mondiali per investimenti fissi, con un’area euro che nel 2005 ha visto salire gli investimenti del 2,1%, mentre i nostri sono precipitati a -0,6%”. E’ un quadro tutt’altro che positivo quello che emerge dal Rapporto Assinform 2006 presentato dal presidente Aitech-Assinform Ennio Lucarelli, che lancia un monito: “Investire in innovazione tecnologica non è un optional, ma costituisce ormai una condizione strutturale per lo sviluppo”.Il settore It italiano ha chiuso il 2005 con un saldo negativo di 718 miliardi di euro (-38,3% rispetto all’anno precedente). L’incremento è stato dello 0,9%, ben lontano dai trend internazionali: nel 2005 si è assistito a una forte espansione dell’It passato dal 4,4% al 5,4%, che negli Usa diventa il 5%, in Europa il 3,5% e in Cina addirittura il 20%. Va un po’ meglio per le telecomunicazioni italiane: nel 2005 hanno registrato una crescita vicina al resto del mondo, pari al 3%. Complessivamente, il mercato mondiale dell’Ict (informatica + telecomunicazioni) è cresciuto del 6,1% nel 2005, superando di quasi due punti percentuali la già elevata crescita del Pil mondiale (+4,3%). Il rapporto dell’associazione riporta anche i dati dell’European Innovation Scoreboard relativi al 2005, dai quali emerge che l’Italia è uno dei paesi con la performance sull’innovazione più bassa nell’Europa a 15, dove si colloca in dodicesima posizione. La situazione italiana sembra essere leggermente migliore per il 2006: il dato congiunturale relativo al primo trimestre conferma lo 0,9% di crescita del settore It, in ripresa rispetto allo 0,5% registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. Su base annua, si stima che la crescita raggiungerà l’1,2%.Alla base della mancanza di innovazione c’è una forte carenza degli investimenti pubblici. Un approfondimento di Assinform evidenzia che siamo agli ultimi posti in Europa con un rapporto tra spesa It della Pubblica amministrazione e il Pil che ci colloca in quindicesima posizione. La nostra Pa spende 51,3 euro in informatica per abitante rispetto, ad esempio, ai 147 euro spesi dall’amministrazione pubblica del Regno Unito per ogni cittadino britannico.Inoltre, una parte sempre più rilevante della spesa pubblica viene assorbita dalla stessa Pa a causa della crescente presenza di aziende a capitale pubblico di servizi informatici che coprono ora il 46% della domanda pubblica locale e il 20% di quella dell’amministrazione centrale. “Non auspichiamo la creazione di barriere tra pubblico e privato, ma un quadro di cooperazione basato sul disegno netto dei diversi ruoli, responsabilità e competenze” spiega Lucarelli. A questo si aggiunge che la Finanziaria 2006 nei capitoli relativi all’informatica nella Pubblica amministrazione centrale prevede una netta diminuzione rispetto al 2005, che per le spese correnti è del 30% e per gli investimenti del 39%. “Ognuno deve fare bene la sua parte – ammonisce Lucarelli -. Al Governo diciamo: avanti con una finanza pubblica del risparmio e del rigore, ma non si tagli sugli investimenti in innovazione che rappresentano una spesa produttiva”. Secondo Lucarelli la domanda pubblica d’innovazione, che per il settore It ammonta a 3.000 milioni di euro, deve ritornare a essere uno stimolo per lo sviluppo. Ma per arrivare a questa condizione “è necessario che il Governo s’impegni decisamente sul fronte delle liberalizzazioni e della concorrenza”.Se i finanziamenti pubblici scarseggiano, le imprese sembra che siano disposte a investire in innovazione. Nel 2005 gli investimenti delle imprese italiane in It ammontano a 15.500 milioni di euro, con un trend di crescita che vede in testa le telecomunicazioni e lo spazio (+3%). Seguono il settore della distribuzione e il terziario (+2% medio), le banche e assicurazioni (quasi +0,6%). In calo invece l’industria manifatturiera che ha ridotto dell’1,7% la spesa It. Il rapporto Assinform indica nei servizi professionali dell’It e nel software applicativo la potenziale via italiana all’informatica. Ma soprattutto per Lucarelli “offrire soluzioni ad hoc per aiutare le imprese italiane a competere e internazionalizzarsi dovrà costituire uno degli stimoli fondamentali per la rinascita dell’informatica italiana”.•Paola Giudiceandrea