di Giorgio Bellocci Non è vietato, ma certo non è molto elegante criticare un collega, specie se il soggetto in questione ha fatto una carriera invidiabile… (e in fondo siamo un po’ tutti invidiosi). Ma qui nessuno contesta a Salvo Sottile il diritto di esercitare la professione di giornalista come meglio egli reputa di fare. Ci mancherebbe… Il punto è che andare in video è completamente un altro tipo di lavoro. E Mediaset negli ultimi anni ha già avuto i medesimi problemi con Alessio Vinci, alla guida di Matrix , e con altri nomi minori. Per essere giornalista e anchorman allo stesso tempo, devi avere il carisma di Michele Santoro, Gad Lerner, Enrico Mentana, Lucia Annunziata, Giovanni Floris e pochi altri, compreso Gianluigi Paragone che nel corso degli anni ha fatto passi da gigante. Quelli che non sembra potere fare Salvo Sottile, che appare sempre impacciato in video (e in internet le critiche della gente comune sono molto più pesanti). Può fare Quarto grado puntando sulla passione della gente per il morboso, ma il risultato della sua performance non cambia. Se non altro con quel programma ottiene buoni ascolti per Rete 4 e giustifica così l’investimento dell’azienda. Proviamo allora a pensare a Quinta colonna , che nelle intenzioni vuole essere il talk di approfondimento per l’estate di Canale 5, come a un esperimento in un momento dell’anno in cui la raccolta pubblicitaria non è così determinante. Ma a oggi, tra polemiche per i compensi dati a Schettino, per il pasticcio di voler mischiare il leggero con il serio (Fico e Balotelli insieme alla crisi del lavoro e del welfare), senza contare gli ascolti deludenti, l’esperimento pare destinato a fallire. Bisogna avere il coraggio di dire che la carriera di Salvo Sottile ha avuto una spinta straordinaria grazie al padre Giuseppe, giornalista siciliano di grande esperienza, sodale di Giuliano Ferrara a Il Foglio e già vicedirettore di Studio Aperto con Paolo Liguori. Si, io invidio Salvo per un tale papà
