di Giorgio Bellocci ” Tutti avvistano Corona. Gli inquirenti: è una psicosi “. Così il Corriere della sera alla vigilia della decisione del fotografo di consegnarsi alle autorità internazionali, che lo cercavano su mandato della Procura di Torino. Che dire? Se uno scrive di Fabrizio Corona, come sto facendo io adesso, non è proprio il caso di dimostrarsi indignato o scandalizzato per il clamore che la vicenda ha trovato sui media, televisione su tutti! Ma il suddetto titolo del Corriere della sera segna idealmente una tappa fondamentale nella più recente storia della comunicazione di massa basata sull’immagine (per semplificare, l’era dei reality nata nel 2000 con il Grande Fratello ). Psicosi è la parola chiave: il rimbalzo di immagini tra televisione, internet e la stampa rosa o gossippara hanno reso Corona un’icona dell’immaginario collettivo. Da lassù Marshall McLuhan sorride compiaciuto… E che dire dei funerali di Prospero Gallinari? Anche da morto l’ex Brigatista Rosso è riuscito a scandalizzare, suo malgrado, la cosiddetta società civile e i giornali più borghesi. Tutti a mostrare lo sdegno per i canti comunisti e i pugni chiusi di un centinaio tra amici e nostalgici. Personalmente ho letto articoli di pessimo gusto, privi della più normale pietas cristiana verso chi ha sbagliato e pagato duramente (come era giusto che fosse), buoni solo a strumentalizzare il fatto proprio alla vigilia di elezioni dove qualcuno, raggiungendo il ridicolo, ancora sbandiera il “pericolo comunista “. Anche in questo caso la forza devastante dell’immagine ha giocato un ruolo chiave (nei tg, nei vari approfondimenti). Una scelta perlomeno discutibile è stata fatta da chi era vicino a Gallinari e poteva esprimere un parere: il funerale infatti avrebbe potuto essere vietato a telecamere e fotografi. Ma la strumentalizzazione ha diversi genitori evidentemente…
